Un nuovo Presidente per i Cavalieri del Mark

Cari amici,

lo scorso 10 ottobre si è svolto il Consiglio Direttivo della nostra associazione, che ha recepito le mie dimissioni dalla presidenza dell’associazione che ho fondato in favore del nuovo presidente, Gianfrancesco Torcianti. In foto potete vedere il simbolico passaggio della bandiera da un Presidente a un altro, da un custode a un altro. Rimarrò comunque uno dei membri del Consiglio Direttivo fino alla naturale scadenza dello stesso, nei primi mesi del 2022. Di seguito ecco la mia lettera di dimissioni, che il Direttivo mi ha chiesto di pubblicare:

Ai fratelli del Consiglio Direttivo,
ai fratelli e alle sorelle tutti, soci dell’associazione dei Cavalieri del Mark

Carissimi,
il nostro percorso insieme ha avuto inizio quando ho fondato questo gruppo nel settembre 2015 e nel gennaio 2016 si è costituito come associazione. Oggi, nell’ottobre del 2020, chiedo al Consiglio Direttivo di accettare le mie dimissioni in quanto, nei prossimi anni, non potrò più occuparmi di questa nostra Casa Comune, dato che a gennaio inizierò un percorso di discernimento vocazionale nell’Ordine dei Frati Minori Cappuccini. Fino alla fine di quest’anno e per tutto il prossimo rimarrò al fianco del Presidente che il Consiglio Direttivo eleggerà, poi, a scadenza del mandato del Direttivo a fine 2021 – inizio 2022, tenterò in ogni modo di continuare ad aiutare il Presidente che l’Assemblea dei Soci eleggerà. Sicuramente non smetterò di fare parte di questa associazione, che per me è una famiglia vera e propria.
Ci sono molte cose che vorrei dirvi, ma quello che non dovete mai dimenticare è il fatto cardine della nostra associazione, ovvero, le circostanze della sua origine. Essa nasce per rappresentare un gruppo ed essere il suo strumento al fine della realizzazione di progetti che, senza le risorse economiche e burocratiche che l’associazione possiede, il gruppo non potrebbe né organizzare né realizzare. Ecco, la funzione dell’associazione dei Cavalieri del Mark risiede nel servizio a un progetto. Quale? Quello della Casa Comune più grande di cui, Casa Comune essa stessa, fa parte, che è il mondo tolkieniano italiano e mondiale. L’associazione dei Cavalieri del Mark deve servire i tolkieniani tramite la cultura e la conoscenza, ma soprattutto continuando, attraverso di esse, a propagare lo spirito originario, che è la fraternità. “Fratelli tutti” dicono San Francesco e la nuova enciclica del Papa, e se l’associazione serve un gruppo è perché serve a un gruppo, allora serve il gruppo, che è un gruppo in quanto in esso vige l’amore, un amore fraterno.
L’amore fraterno si nutre, principalmente, della carità. Per svolgere il suo lavoro, l’associazione ha bisogno di quei sei grandi pilastri su cui il nostro vicepresidente Dante Valletta la fondò, con mio piccolo contributo: fede, speranza, carità, umiltà, pietà e ragione. La ragione di capire la verità e la pietà per non usarla come un’arma; l’umiltà per rimanere sempre piccoli come gli Hobbit e la carità perché questa umiltà non diventi ostentazione di sé; la speranza per immaginare i traguardi più grandi e la fede per avere il coraggio di aspirarvi. Ma, come diceva San Paolo, più grande di tutte è la carità, perché come senza la carità l’umiltà diventa ostentazione, tutto il resto muta in un vuoto formalismo. Nella memoria perenne che ci sono cose che non possono essere capite solo con il cervello, ma serve soprattutto il cuore. E questa è la misericordia.
Che il Signore ci accompagni lungo il nostro pellegrinaggio terreno e che le nostre strade non si dividano mai, per quanto la distanza nello spazio e gli impegni temporali possano allontanarci.
Il Presidente
Giuseppe Scattolini

Concludendo, faccio i miei migliori auguri a Gianfrancesco, neoeletto Presidente, e chiedo a tutti i credenti che ci seguono e vogliono bene alla nostra associazione di pregare per noi: per me, perché il mio percorso di discernimento possa giungere a buon fine nell’abbraccio del Signore, e per l’associazione, affinché possa andare avanti molti anni nel suo lavoro costante e sincero. Per quanto mi riguarda, fin dal primo momento non ho desiderato che lasciare questa carica e vedere questa famiglia da me fondata camminare con le sue gambe, ed è bello constatare come noi non siamo il centro del mondo, ma solo piccoli Hobbit che fanno parte di una storia molto più vasta.

La “guerra” delle traduzioni: ultimo atto

Cari fratelli e sorelle tolkieniani,

dovendo parlarvi di una nuova e importante iniziativa della nostra Radio La Voce di Arda non sapevo che titolo mettere a questo articolo, e non saprei nemmeno da dove cominciare per spiegarvi i nostri intenti.

Da due anni a questa parte nel nostro paese, l’Italia, che sa far nascere disagi anche laddove dovrebbe abitare solo bellezza, si è combattuta una “guerra”, soprannominata dagli stessi “combattenti” Guerra dell’Anello o Guerra di Tolkien, e noi in primis ci mettiamo tra di essi, perché siamo un’associazione culturale tolkieniana, erano in ballo le sorti culturali di Tolkien in Italia e non potevamo rimanere in silenzio. La nostra coscienza ci ha chiesto di fare la nostra parte in ogni modo al servizio della giustizia e della verità.

Tuttavia, mi rifiuto in questo articolo di parlare ancora di “Guerra dell’Anello”, e per quanto mi riguarda “guerra” è sempre stato un termine da mettere tra virgolette, perché è stata una guerra da virgolette, ridicola e assurda. Non so se più ridicola o più assurda, fate voi. Certamente è stata entrambe le cose, con ambo le parti che assimilavano sé stesse a più riprese e vicendevolmente (ripeto, noi compresi) ai difensori del Fosso di Helm, o ai Rohirrim sui Campi del Pelennor, ai vari Frodo, Sam, Merry e Pipino di ritorno nella Contea che, a seconda dei gusti, o meglio, di quale traduzione si preferisca, la “percorrono” (in traduzione Alliata) o la “repuliscono” (secondo la nuova di Fatica).

Tante volte da chi ci conosce, ma non è completamente addentro ai meccanismi del mondo tolkieniano italiano e delle sue problematiche, mi è stato detto “eppure siete tutti appassionati dello stesso autore!”, presupponendo che si debba per questo andare d’accordo. Affermazione molto buona e sincera, quanto ingenua: si può amare uno stesso autore, ma non nello stesso modo, e questo porta inevitabilmente a prendere strade diverse. Le “guerre” si scatenano quando il tutto diventa una questione ideologica, come in passato, o personale, come è oggi. Non ci sono giri di parole per dirlo in modo più “soft”: noi facciamo fatica ad apprezzare la libertà di espressione, soprattutto quella culturale, quando questa libertà ridimensiona il nostro io. Perché il grande problema del mondo contemporaneo, non solo di quello culturale tolkieniano, è proprio questo, quello dell’io.

Sulla nostra Radio La Voce di Arda è questo il lavoro che abbiamo portato avanti, come è nell’animo di fare dei Tolkieniani Italiani: un lavoro culturale, o meglio, di libertà di espressione culturale. Nell’ora in cui era stato dichiarato il monopolio espressivo da parte dei curatori della nuova traduzione de Il Signore degli Anelli, abbiamo lavorato e ci siamo impegnati affinché le persone potessero essere libere di scegliere e di giudicare. Questo rientra appieno nelle finalità dei Tolkieniani Italiani medesimi, che pensano sé stessi come una comunità che si arricchisce delle singole persone che ne fanno parte e la costituiscono. A tal fine, tutti devono essere liberi di esprimersi e, così facendo, incrementare e apportare benefici alla vita di ciascuno.

Personalmente, non so se in me ha il sopravvento la rabbia o il dolore, ma credo il dolore, quando vedo persone che non vogliono “schierarsi”. Non ci sono mai state “parti”. Non c’è mai stata nessuna “guerra”. C’è sempre stato chi non ha e non ha mai avuto la benché minima intenzione di impegnarsi affinché il popolo tolkieniano possa essere messo in condizione di essere libero di scegliere, tra una traduzione e un’altra, tra un’associazione e un’altra, tra una radio e un’altra, e chi invece non ha altro fine che questo: la cura della comunità tolkieniana, alla quale non desidera imporre niente, ma proporre tutto. Esattamente come ci insegna di fare Tolkien, che odiava l’allegoria proprio per questo motivo: tramite l’allegoria, l’autore impone il suo punto di vista sulla verità tramite la storia. Quello che invece voleva fare Tolkien era lasciare che la verità si proponesse attraverso il racconto in modo libero e sopratutto autonomo dalla cosciente imposizione dell’autore. Libera la verità, libero il lettore: ecco l’umiltà di Tolkien, la stessa che dovremmo avere noi.

Il criterio di giudizio è lo stesso da sempre: la verità rende liberi, e l’unico modo di liberare le persone, dunque, è insegnare. Il corso che faremo partire il prossimo 9 ottobre alle 21.15 su Radio La Voce di Arda (il link per seguirla e ascoltare tutte le puntate è https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda) è il punto alla fine della frase, è la massima libertà di espressione culturale che potevamo proporre al mondo tolkieniano, è la fine di questa “guerra” delle traduzioni, perché sarà un corso di lettura di Tolkien in lingua originale. Questo è il nostro modo di sfilarci da tutte le contese: vanificandole. Desideriamo aiutare tutti ad imparare a leggere Tolkien in inglese così che tutti abbiano la libertà, se lo vogliono, di svincolarsi dalla casa editrice e dalle traduzioni italiane delle opere di Tolkien. Questo è secondo noi il modo migliore di fare attività culturale e di smarcarla completamente da tutte quelle problematiche che in Italia hanno sempre contraddistinto i tolkieniani.

Terremo una lezione al mese della durata di tre ore e, auspicabilmente, di volta in volta sarà comunicata la data della lezione successiva. Per le prime tre lezioni di ottobre, novembre e dicembre il testo utilizzato sarà The Hobbit, che consigliamo a tutti gli interessati di procurarsi assieme a un dizionario (anche online, che non sia google traduttore). Il corso è aperto a tutti, perché inizierà presupponendo una conoscenza della lingua inglese pari a zero. Quello che faremo è leggere e tradurre Tolkien in inglese, dando delle nozioni di lingua al fine che tutti abbiano gli strumenti necessari e sufficienti atti a leggere Tolkien in lingua originale da soli e senza intermediari. Sarà molto importante l’interazione di ciascuno con la docente che detiene il corso, Rachele Loricchio, contattabile sulla pagina facebook ufficiale del corso https://www.facebook.com/CorsoLetturaTolkienInglese, al fine di orientare la metodologia e porre domande su ciò che non è chiaro, ci sono difficoltà e bisogna rispiegare. Per chi non avesse facebook, le domande possono essere inoltrate alla mail tolkienianiitaliani@gmail.com.

Vi aspettiamo numerosissimi il 9 ottobre alle 21.15 su Radio La Voce di Arda al link https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda per cominciare insieme questa nuova grande avventura e svincolarci da tutte le polemiche e i dibattiti inutili attraverso la conoscenza!

Il Signore degli Anelli: la proposta di J.R.R. Tolkien

Cari amici Tolkieniani,

dopo i mesi del Covid-19 e l’estate, la nostra associazione riprende le sue consuete attività, con la speranza di non doverle più bloccare a causa di un nuovo aggravarsi dell’emergenza da coronavirus.

La prima proposta che vi facciamo è un incontro interamente dedicato a Il Signore degli Anelli che si terrà in presenza il 12 settembre alle 16.30 presso il convento della pastorale giovanile dei frati minori cappuccini della Marche a Civitanova Alta (Contrada Grazie, 17, 62012 Civitanova Alta MC). L’incontro andrà in diretta sulla Radio La Voce di Arda, ascoltabile da questo link: https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda. Il relatore sarà Mauro Toninelli, autore di Colui che Raccontò la Grazia, con ospite Vincenzo Pasquarella, in arte Glindar, per degli intermezzi musicali. Sarà presente anche l’artista Bogdan Craciun, di cui condividiamo la locandina che ha realizzato per l’evento.

Qual è la proposta che Tolkien ci fa ne Il Signore degli Anelli? Mauro Toninelli e Vincenzo Pasquarella tenteranno di rispondere a questa domanda, ma da par nostro sapete quale sia la nostra idea. La proposta di Tolkien non è solo una proposta di studi o di divertimento, come sicuramente è, anche per ammissione dell’autore nel secondo caso, ma si tratta soprattutto di una proposta di vita, un’esperienza che arricchisce, una bellezza che non può lasciare indenne l’anima. Tolkien è tanto amato perché tanto colpisce il cuore.

Vi aspettiamo in presenza o in diretta radiofonica il prossimo 12 settembre alle 16.30, ricordandovi che l’ingresso sarà libero fino al raggiungimento del numero massimo di posti occupati (160 in tutto) con mascherina obbligatoria.

Ritorno alla Prima Era sulla Radio la Voce di Arda

Amici Tolkieniani,

per quanto grandi siano le parole che sto per usare, credo che siano appropriate e non troppo piene di sé stesse: sulla Radio la Voce di Arda abbiamo, insieme, scritto la storia tolkieniana di questo paese, l’Italia.

Il progetto della nostra radio è partito un anno e qualche mese fa con venti ascolti in diretta e circa duecento in differita. Il suo unico scopo era ed è sempre rimasto quello di portare Tolkien alle persone: un incontro affascinante che accade con questo Professore di Oxford del secolo scorso attraverso le sue opere e quanti le studiano, quanti le mettono in musica, quanti le interpretano e quanti, semplicemente, le leggono.

Nel mentre della nostra avventura radiofonica siamo stati travolti dall’uscita della nuova traduzione de Il Signore degli Anelli a cura di Ottavio Fatica con la revisione di Giampaolo Canzonieri a nome dell’Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST) e dal Covid-19, ed altro ancora, che ci hanno costretti a trattare la tematica della traduzione e delle traduzioni, a chiamare tantissimi traduttori in radio e a combattere in prima linea per l’affermazione di una verità il più possibile scientifica ed oggettiva, nonché ad accompagnarvi nel periodo del lock down totale, della reclusione in casa e della solitudine. Io e Simone possiamo assicurarvi che siete stati più voi a tenere compagnia a noi che viceversa.

Abbiamo retto il colpo? Siamo sempre stati innovativi, freschi, divertenti, ma anche profondi, interessanti? Noi ci abbiamo provato, ed a voi vanno i nostri ringraziamenti: ad aprile con la puntata su Frodo e Sam e la loro ascesa al Monte Fato, nel pieno periodo buio e oscuro del Coronavirus, abbiamo rotto il muro dei ventimila ascolti a puntata e ad oggi il record è detenuto dalla trasmissione con Vittoria Alliata di Villafranca con più di cinquantamila ascolti tra diretta e differita. Il concerto del gruppo musicale degli Ainur ha ottenuto ben 11897 ascolti solo in diretta, in un giovedì di luglio. Impensabile prima di averlo visto!

Ecco perché la nostra dedizione al Professore e alla nostra amata Radio, e a voi amici tolkieniani, non può dirsi soddisfatta: da tempo, da sempre, sostengo che ci sono tanti appassionati che amano Tolkien, ma sono stati in qualche modo esclusi, discriminati, allontanati, sono rimasti nell’ombra, perché hanno partecipato ad eventi anonimi in modo anonimo, solo per divertirsi e passare una giornata. Non è questa la nostra filosofia. Certo, il divertimento è fondamentale, ma nessuno deve cadere nell’anonimato, e le iniziative debbono essere riconoscibili come “Tolkieniane”, non come generiche o generaliste. Tolkien è nostro padre, la figura che ci trascina non in un mondo fantastico, ma in un mondo reale, non in un mondo immaginario, ma in un mondo immaginifico, che non è un altro ma il nostro, non in un’altra epoca della storia ma, come dice Tolkien stesso, in un’altra epoca dell’immaginazione, e dunque della ragione.

Il progetto della Radio La Voce di Arda è espressione dei Tolkieniani Italiani: un Tolkien che esce dall’anonimato e si mostra per ciò che è: non solo un Classico, ma un Classico che piace. Non solo un autore da leggere e studiare, ma una autore da godersi e che arricchisce lo spirito. Un autore degno di entrare nelle scuole e nelle università non per appesantirsi, come è accaduto ad altri che vi sono entrati come Dante e Manzoni, ma per rinnovare e rinfrescare lo stesso panorama accademico e scolastico.

Sono tutte queste le motivazioni che ci spingono a rinnovarci ancora, a pensare a che tipo di programmazione proporvi in questa estate e nell’anno a venire e a metterci in moto con alle spalle tutta una Redazione: scrivete a giuseppescattolini@gmail.com per far parte della Redazione della Radio, aperta a tutti a prescindere dalle proprie conoscenze, serve solo la Passione Tolkieniana. Scrivete anche voleste intervenire in una sola puntata per una testimonianza o una chiacchierata in diretta.

Inizieremo venerdì 24 luglio alle 21 con un ciclo di puntate chiamato “Ritorno alla Prima Era”, dedicato alla lettura e al commento di una serie di testi tolkieniani dedicati al Silmarillion e alla Prima Era della Terra di Mezzo. Proprio venerdì 24 partiremo con i Racconti Ritrovati, primo volume dei Lost Tales, e dal primo e fondamentale personaggio della Prima Era, che non compare ne Il Silmarillion pubblicato da Christopher Tolkien: Eriol, un avventuriero, un viaggiatore umano che parte alla scoperta degli Elfi e delle loro antiche leggende. Ne parleremo con Giulia Farinelli, filologa e linguista, e il suo gruppo teatrale, con cui leggeremo e reciteremo parti del testo di Tolkien. Il Ritorno alla Prima Era ci accompagnerà finché non avremo letto i Racconti Ritrovati, i Racconti Perduti, Il Silmarillion e i tre volumi dedicati ai Grandi Racconti, ovvero Beren e Lúthien, I Figli di Húrin, e La Caduta di Gondolin.

Questo però è solo l’inizio, perché i nostri piani sono molto più ampi. Sono previsti altri due concerti sulla Radio La Voce di Arda, uno il 6 agosto con Giuseppe Festa e i Lingalad e uno l’11 settembre con Vincenzo Pasquarella alias Glindar. Il 21 agosto ci sarà la seconda puntata del ciclo del Ritorno alla Prima Era e a ottobre partirà un corso di lettura di Tolkien in lingua originale a cura di Rachele Loricchio. La finalità di tale corso è quella di aiutarci tutti a comprendere Tolkien in inglese fino a renderci indipendenti nella lettura delle sue opere così come sono state scritte, così da scavalcare qualunque traduzione non dovesse piacerci: l’idea è venuta dallo scarso gradimento ricevuto dalla traduzione di Fatica e dal ritiro delle copie della traduzione di Alliata ad opera di Bompiani. Ci siamo dati come obiettivo quello di rendervi liberi di scegliere di leggere Tolkien come volete e, per citare gli amici di AIST, di restituirvi il “vero” Tolkien, che sicuramente non è quello in traduzione ma quello della sua lingua madre, appunto l’inglese. Il corso è aperto a tutti, si basa sulla lettura dei testi tolkieniani (non sarà quindi un pesante corso di grammatica) e non prevede nessuna conoscenza iniziale della lingua per approcciarsi. Rachele presenterà il corso con una prima breve lezione in diretta proprio il 24 luglio!

Da settembre abbiamo in programma tante puntate con diverse tematiche: Tolkien e Basile, Tolkien e la filosofia, un’intera serie di puntate sul Ciclo Arturiano con la trattazione e la lettura di tutti i testi che Tolkien vi ha dedicato, una puntata sulla biografia di Tolkien assieme al traduttore della Biografia di Carpenter Paolo Pugni, ed altro ancora. Speriamo che, lavorando e tenendo la qualità sempre alta, potremo essere il progetto radiofonico che fa per voi.

Giuseppe Scattolini, presidente dei Cavalieri del Mark, coordinatore dei Tolkieniani Italiani e conduttore della Radio La Voce di Arda

In ricordo di Dante Valletta a un anno dalla morte (07/09/1969-15/06/2019)

Nella giornata di oggi, un anno fa, ci lasciava il nostro vice presidente e nostro carissimo amico Dante Valletta. La sua guida ha acceso e mantiene fulgida una luce nelle nostre vite: senza di lui l’associazione dei Cavalieri del Mark non sarebbe quella che è. Sarebbe magari scomparsa, si sarebbe sciolta, o non avrebbe conosciuto quei princìpi di cui ha scelto di farsi portatrice.

Piuttosto che scrivere io vorrei lasciare la parola a lui, ripubblicando un suo scritto che per noi, specialmente per me, è stato e rimane un testo guida, perché ora che lui non c’è più ci rivolgiamo alle stelle, e quando le difficoltà sono più grandi la sua è quella che splende più luminosa.

Chi sono gli Orchi? FARMER MAGGOT MARTEDÌ 17 NOVEMBRE 2015

Gli eventi degli ultimi anni, come gli attentati terroristici a Parigi di questa settimana, o gli omicidi efferati, anche nella mia cittadina, Ancona, di figli che uccidono i genitori, o come gli altri attentati degli ultimi 15 anni, dall’11 settembre al “mostro” Breivik, dai tagliatori di teste dell’Isis agli uccisori di bambini di Beslan, hanno spinto molti appassionati di Tolkien a vedere dei punti di contatto tra tutti questi eventi e le realtà descritte da Tolkien nella Terra di Mezzo. Chi non ricorda le scene del film, ed anche del libro, in cui gli Orchi catapultano a Minas Tirith le teste mozzate dei soldati di Gondor usciti in sortita con Faramir, per terrorizzare e gettare nella disperazione la città assediata? Come non vedervi i tagliatori di teste di Al-Quaeda prima e dell’Isis poi?

Su alcuni forum e pagine fb ho visto ragazzi e ragazze scrivere: “Non sono forse questi gli Orchi?” Subito dotti esperti si sono affrettati a dire, giustamente, che non si può “usare” Tolkien per giustificare guerre o aggressioni, siano pure di difesa, fatte con la scusa di “disumanizzare” il nemico, renderlo appunto un orco, e così perseguirlo e ucciderlo a suon di bombe, fino all’ultimo “orco”. Non mi dilungherò quindi su cose che già tutti sanno, ad esempio di come la parola Ork usata da Tolkien derivi dall’anglosassone e indichi creature degli inferi, come d’altra parte anche il Latino Orcus. Ecco dunque il brano de Il Silmarillon che ci spiega l’origine degli orchi:

“Degli infelici che si lasciarono irretire da Melkor, invece, poco si sa per certo. Chi infatti dei viventi è mai disceso nelle voragini di Utumno o ha sondato l’oscurità dei pensieri di Melkor? Pure, questo è tenuto per vero dai sapienti di Eressëa, che tutti coloro dei Quendi (Elfi, ndr) che caddero nelle mani di Melkor, prima che Utumno fosse distrutto, vi furono imprigionati e, per mezzo di lente arti crudeli, corrotti e resi schiavi; E così Melkor originò l’orrenda razza degli orchi, a invidia e scherno degli Elfi, dei quali in seguito furono i più accaniti avversari. Gli orchi infatti vivevano e si moltiplicavano a mo’ dei figli di Iluvatar; mentre nulla che avesse vita di per sé, o anche solo sembianza di vita poté mai produrre Melkor a causa della sua ribellione nello Ainulindalë prima dell’Inizio.” (Il Silmarillon, pag. 55, ed.1978 Rusconi)

Ed ecco come per la prima volta Tolkien presenta gli orchi al suo pubblico, ne Lo Hobbit:

“Il fatto è che gli orchi sono creature malvagie e crudeli. Non fanno cose belle, ma ne fanno molte di ingegnose. Possono scavare tunnel e miniere con bravura pari a quelli dei Nani più abili, quando lo vogliono, anche se di solito sono disordinati e sporchi. Fanno molto bene martelli, asce, spade, pugnali, picconi, tenaglie e anche strumenti di tortura, oppure li fanno fare su loro disegno ad altra gente, prigionieri schiavi che devono lavorare fino a che non muoiono per mancanza di aria e di luce. Non è improbabile che abbiano inventato alcune delle macchine che da allora in poi hanno afflitto il mondo, specialmente gli ingegnosi congegni per uccidere grandi masse di gente tutta insieme, poiché ruote, motori ed esplosioni sono sempre piaciuti loro moltissimo, anche se hanno cercato di lavorare il meno possibile con le proprie mani; ma in quei giorni e in quelle contrade selvagge essi non avevano ancora fatto tanti progressi (come vengono chiamati).” (Lo Hobbit, pag 80, Adelphi 1979)

Già da queste sole righe del Maestro gli spunti di riflessione sono infiniti. Si potrebbe ad esempio parlare di come egli abbia visto nella sua infanzia la dolce, verde, campagna inglese dove giocava con suo fratello diventare nera per il carbone estratto dai minatori, tristi e neri in faccia, che sparivano all’alba nei tunnel sotterranei e ne uscivano, se uscivano, sfiniti e anneriti solo all’imbrunire. Chi volesse andare in Inghilterra sulle orme di Tolkien potrebbe visitare il museo all’aperto “The Black Country” cioè “La Terra Nera”, ovvero Mordor, nei pressi di Birmingham, e paragonarlo al campo dove i fratellini Tolkien giocavano a Sarehole, vicino al mulino. Già questo ci direbbe molto dello spirito con cui Tolkien scriveva. Ma non fermiamoci al solo aspetto bucolico e anti-tecnologico della cosa.

Tolkien non amava, si sa, la tecnologia, ma non di per se stessa quanto per questo suo aspetto che aveva potuto osservare dal vero di come essa rischiasse di rendere l’uomo schiavo invece che liberarlo. Se infatti consideriamo non solo gli orchi, che come abbiamo visto una volta furono Elfi, ma se consideriamo anche i Nazgul, che furono addirittura potenti Re degli Uomini, trasformati in neri spettri di terrore dagli Anelli del Potere donati da Sauron, e se consideriamo come Gollum sia stato trasformato da Hobbit in un essere infido, viscido e assassino, e di come perfino Saruman si sia lasciato traviare dal Potere dell’Anello, ecco che il messaggio che ci manda Tolkien assume un aspetto più completo e si elevi ad un insegnamento ben più profondo, sempre considerando che stiamo ragionando in termini di applicabilità della Storia, e non di Allegoria.

Quello che voglio dire è che il messaggio più forte che secondo me traspare da queste righe non è che noi dobbiamo individuare gli orchi per fargli guerra e distruggerli, ma che invece dobbiamo stare molto, molto attenti a non diventare noi stessi gli orchi, o i Nazgul, o i Gollum, o i Saruman, o i Denethor di questo mondo. Dobbiamo cioè vegliare con molta attenzione, come Galadriel o come Faramir: ognuno di noi deve vegliare sul proprio cuore, perché come si può vedere dai casi di cui parlavo inizialmente, dei terroristi nati e cresciuti in europa e che si sono macchiati di delitti impressionanti, al male basta un piccolo spiraglio per iniziare a penetrare la fortezza del nostro cuore e della nostra coscienza, per fare grandi danni, facendola marcire dal di dentro grazie all’egoismo, all’avidità, al potere, ed altri mille trucchi di cui Melkor è maestro. Non dobbiamo mai sentirci i “giusti”, perché non lo siamo, e senza neanche rendercene conto siamo colpevoli di delitti enormi, spesso chiamati “progresso”, come diceva Tolkien.

Al male basta un piccolo spiraglio per penetrare nel nostro cuore e iniziare a far danno. Ed ecco che Tolkien ci insegna, attraverso le parole di Aragorn ed Eomer nel loro primo incontro, che anche in tempi come questi possiamo discernere il male ed il bene “come abbiamo sempre fatto”, e che l’esempio da seguire quando siamo di fronte al male e lo guardiamo negli occhi è l’esempio che ci ha dato Gandalf: rimanere fermi senza esitare sul Ponte di Kazhad-Dum e intimargli: “Tu non puoi passare”.

Farmer Maggot, 17 novembre 2015

Vittoria Alliata di Villafranca sulla Radio La Voce di Arda

Cari amici, fratelli e sorelle tolkieniani,

come voi tutti sapete la nostra Radio La Voce di Arda ha da sempre tenuto ad avere in diretta i traduttori delle opere di Tolkien. Con noi sono stati Marco Respinti, che ci ha parlato della sua revisione della traduzione di Francesco Saba Sardi de Il Silmarillion, e Luca Manini, traduttore per Bompiani di tantissime opere tolkieniane. I traduttori e i linguisti come Costanza Bonelli, Michele Nuzzolese, Paola Cartoceti, Enrico Spadaro e Davide Gorga ci hanno guidati nella critica alla traduzione de Il Signore degli Anelli di Ottavio Fatica.

Insomma, lo spazio dedicato alla traduzione di Tolkien e delle sue opere è stato notevole e verrà ulteriormente allargato il 12 giugno con Caterina Ciuferri, che verrà intervistata in diretta in una puntata su Lo Hobbit. Ricordiamo che lei ne è la traduttrice per l’edizione Bompiani, la seconda traduzione dopo la prima a cura di Elena Jeronimidis Conte per Adelphi.

Ma finora non avevamo mai avuto la traduttrice de Il Signore degli Anelli, la traduttrice dell’edizione classica Vittoria Alliata di Villafranca.

Vittoria Alliata riuscì a tradurre Il Signore degli Anelli a sedici anni, da sola, in pochi mesi, di notte, con una macchina da scrivere, mentre studiava per un baccalaureato francese, senza avere nessun comitato scientifico (di grande o nessuna qualifica) attorno a lei, e senza conoscere niente dell’autore che stava traducendo. Come lo interpretò? Che tipo di rapporto epistolare ebbe con lui, Tolkien? E quali direttive ella ne ebbe per la sua traduzione? Ma poi, qual è la vera storia della curatela di Quirino Principe, del fallimento di Astrolabio e dell’edizione Rusconi, di cosa ella fece negli anni seguenti a questa traduzione con i suoi viaggi tra gli Stati Uniti e l’Arabia, del perché del suo ritorno in Italia, la lotta alla mafia e la salvaguardia di Villa Valguarnera, del rifiuto di Christopher a pubblicare la History of Middle-earth nel nostro paese a meno che non fosse stata proprio lei a tradurla nel ’96, fino alla querela contro Ottavio Fatica e il caso Bompiani…

Se volete sapere tutto questo, cari amici, non avete che da collegarvi in diretta venerdì 19 giugno alle 21 sulla Radio La Voce di Arda al link https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda. Potrete intervenire ponendo le domande alla principessa Alliata tramite i commenti di Spreaker e messaggi WhatsApp. Affinché esse vengano poste potete richiederne la prenotazione inviando una mail a giuseppescattolini@gmail.com.

Mezzi alberi e mezzi umani: il ritorno di Ottavio Fatica al Salone del Libro di Torino

Cari amici,

non so voi, ma io non sono un grande amante dei polizieschi. Di solito non amo i gialli e i thriller, gli inseguimenti in auto o la ricerca del colpevole. Non riesco quasi mai a stare dietro alla trama di questi film e mi perdo sempre quegli indizi che i personaggi raccolgono nello scorrere della pellicola e, dopo aver indovinato il finale all’incirca a metà della proiezione, non mi ricordo più come ci si era arrivati. Ma anche io so che uno dei tòpoi del genere è il ritorno dell’assassino sul luogo del delitto. Proprio l’altro giorno ho letto di un ladro che è stato preso perché ritornato sul luogo della rapina: si era perso il cellulare.

A quanto pare è proprio vero: il lupo perde il pelo, ma non il vizio. Così Ottavio Fatica ha fatto ritorno al Salone Internazionale del Libro di Torino in compagnia di Roberto Arduini, in virtù del fatto che il primo ha ritradotto Il Signore degli Anelli di Tolkien e il secondo gli ha messo (così è stato dichiarato nella diretta) a disposizione un intero comitato scientifico a tesseramento Associazione Italiana Studi Tolkieniani (AIST), di cui è il Presidente, con Giampaolo Canzonieri come figura responsabile.

Non sto a raccontarvi niente perché l’incontro è andato in diretta su youtube, ma piuttosto vi invito sulla nostra radio “La Voce di Arda” per discuterne insieme al nostro comitato scientifico: avremo in diretta Costanza Bonelli e Paola Cartoceti in duetto ed Enrico Spadaro venerdì 22 maggio alle 21 su https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda. Commenteremo ampiamente quanto è stato detto al Salone del Libro.

Chi sono gli Orchi di Tolkien?

Il fantasy è da circa vent’anni entrato di prepotenza nell’immaginario comune delle persone grazie a tanti film, serie tv e opere letterarie che ci hanno tutti portati a “vedere” esseri creati dalla mente dell’uomo, come, appunto, gli Orchi.

Ce ne sono, e ne abbiamo visti, di tantissimi tipi. Da quelli grandi, stupidi e goffi di Harry Potter, all’orda di World of Warcraft, fino alle saghe in cui i protagonisti buoni erano talvolta loro, in quanto creature della natura come le altre stirpi. Con questo voglio dire che in tanti, come Orchi e draghi, sono in Tolkien simboli del male, diventano tuttavia meri esseri animaleschi, e dunque indifferenti al bene e al male, in alcuni fantasy come Il Trono di Spade di J.R.R. Martin. Non lo conosco benissimo ma, da quel poco che ho visto, non mi è mai sembrato particolarmente interessato a portare all’attenzione delle persone il conflitto tra bene e male, quanto invece solo la crudezza e la violenza della real politik.

Al di là del mio giudizio personale su questi fantasy, su cui potrei sbagliarmi in quanto non mi reputo affatto un esperto, conoscendoli appena, è sugli Orchi di Tolkien che molto presto, sulla Radio la Voce di Arda, andremo a concentrare la nostra attenzione. Il 15 maggio alle ore 21 in diretta su https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda avremo infatti due importanti ospiti, Luisa Paglieri e Gianluca Comastri, con cui discuteremo appunto degli Orchi di Tolkien, cercando di capire chi siano e come si differenziano dagli altri. Perché il principale problema che li riguarda non è quello delle fonti, quale sia stata insomma l’ispirazione di Tolkien per essi, né il loro significato nelle sue opere riguardo il bene o il male. No: il principale problema che li riguarda è di natura prettamente linguistica.

Infatti nell’appendice F de Il Signore degli Anelli, Tolkien ci informa che il termine di cui Orchi od Orchetti è solo la traduzione italiana, Orc, è una forma piuttosto comune del nome che le altre razze, come ad esempio la gente di Rohan, davano a quella schiatta di creature malvagie. Salta infatti all’occhio l’assonanza tra orc, il Sindarin orch e le versioni Quenya orko/urko. In effetti, in quelle lingue di Uomini che ebbero forti influenze dall’elfico come il Númenóreano (e in seguito l’Ovestron) l’etimologia sembra comune, non a caso. Anche nelle altre principali lingue elfiche il modello è evidente: perfino i Nani avevano una parola Khuzdul molto simile, Rukhs, che (anche qui non a caso) è detta essere di origine Avarin, quindi legata all’elfico.

Pare che Tolkien abbia trovato la forma orc molto evocativa in seguito ad alcune conclusioni filologiche. Essa infatti compare in Anglosassone, la si ritrova anche nel Beowulf associata genericamente a cadaveri e, probabilmente, per estensione a qualsiasi cosa spaventevole con provenienza dall’oltretomba. Apparentemente dunque la scelse e la “importò” nel panorama delle lingue di Arda proprio per questa sua assonanza, dandole la radice etimologica per la quale non trovò mai con certezza le prove nel legame tra il latino (da urceus, poi Orcus) e l’Antico inglese.

Inoltre, è documentato come uno dei problemi principali dei traduttori sia proprio questo termine, orc, in quanto questi “orchi” di Tolkien non sono gli Orchi classici della tradizione, quella più viva e recente che non , ad esempio, quella cui si rifà il Beowulf. Ecco da dove la principessa Vittoria Alliata aveva preso quella sua strana traduzione, tanto criticata, di Orchetti: dato che la parola “Orchi” non traduceva la parola orc, ella preferì esporre direttamente a Tolkien il problema e se preferiva uno dei due traducenti che lei aveva individuato, “Orchetti” od “Orcagni”. Tolkien scelse Orchetti e Orchetti venne messo nella traduzione, poi modificata nell’edizione del 2003 da Quirino Principe nella sua seconda revisione del testo con la parola “Orchi”. Tralasciando il dibattito della traduzione italiana (su cui interverrà in diretta Costanza Bonelli), il problema che esso nasconde è proprio quello di cui parleremo in radio venerdì 15 maggio alle 21 e che qui abbiamo rapidamente presentato.

Ci sentiamo in diretta!

“Colui che raccontò la Grazia”

Il libro “Colui che raccontò la Grazia” è un saggio di recente pubblicazione di Mauro Toninelli il cui scopo dichiarato è leggere la più nota opera di Tolkien, Il Signore degli Anelli, alla luce di quello che il suo stesso autore ne pensava. Più volte, infatti, il Professore ha esposto il suo pensiero e le sue spiegazioni in merito a questo suo testo nelle Lettere, che il biografo ufficiale Carpenter e il figlio Christopher Tolkien hanno pubblicato per la prima volta nel 1981.

Questo approccio non è esattamente scontato, per due motivi. Il primo è che prendere troppo rigidamente questo assunto e farne una chiave di lettura dogmatica e non critica conduce a fare de Il Signore degli Anelli una specie di Quinto Evangelo, vedendovi ovunque allegorie cristiane, figure cristiche e quant’altro. Questo cancella ciò che Tolkien stesso diceva: non solo e non tanto che le sue storie non contengono allegorie, ma che il cattolicesimo andava ricercato nel simbolismo del racconto.

Il secondo motivo è che la critica tolkieniana non è unanimemente concorde nell’attribuire a Tolkien e alle sue affermazioni lo stesso peso, specialmente quando si parla delle Lettere. In effetti, non esiste ad oggi nella critica un criterio unanimemente riconosciuto per dare alle affermazioni di Tolkien un peso oggettivo per tutti, quindi chiunque è autorizzato a dare ad esse l’importanza che vuole. Per spiegare il problema con una metafora: tolkienianamente siamo un po’ in un periodo precedente all’instaurazione delle misure standard cui la scienza oggi ci ha abituato, come il metro, il grado Celsius, il litro, eccetera. Non esiste un metro di misura universale che possa dire quali affermazioni di Tolkien hanno tale peso, né esiste un paradigma scientifico più o meno elaborato o condiviso in cui tale unità di misura esista.

Il libro di Toninelli, dunque, è pregevole per questi due aspetti, assolutamente non secondari. Mentre nella sua trattazione non cade nell’allegoria ma va alla consapevole ricerca del simbolismo cattolico presente nei testi di Tolkien, con focus su Il Signore degli Anelli, egli dà anche un giusto peso alle affermazioni di Tolkien, andandone a ricercare la storia, le concezioni retrostanti, i contesti. Toninelli, dunque, delinea una piccola mappa del pensiero di Tolkien mostrando la genesi de Il Signore degli Anelli tramite un approccio divulgativo, una scelta che da un lato azzoppa il metodo circoscrivendolo a una sola opera di Tolkien, una sola foglia del grande albero delle storie, per quanto importante sia, mentre da un altro riesce a rendere fruibile a tutti il contenuto, cosa sicuramente importante essendo intento dell’autore raggiungere non solo i tolkieniani, né i più esperti tra loro.

Di questo e molto altro parleremo in diretta con Mauro Toninelli stesso in merito al suo libro sulla Radio La Voce di Arda al link https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda venerdì 8 maggio alle 21.

Boromir e la sufficiente tragedia di essere umani

Tolkien viene letto in tutto il mondo da più di sessant’anni. Gli sono state rivolte critiche di ogni genere, dall’essere un autore ingenuo a che i suoi personaggi non hanno raggiunto e non raggiungeranno mai la pubertà, dallo scrivere in modo irrealistico fino al relegarlo in una cultura retrograda. Non sono valse a nulla le sue lettere né tutte le pubblicazioni del figlio Christopher o i testi biografici a fare in modo che tante di queste chiacchiere potessero sparire, cadendo laddove meritano: nel vorticoso oblio del non sense.

L’ispirazione di scrivere questo articolo mi è venuta in questi giorni pasquali rivedendo per la non so quale volta la morte di Boromir. Un personaggio mastodontico interpretato in modo secondo me impareggiabile da Sean Bean. Tolkien è riuscito a tratteggiare un eroe indimenticabile in poche righe, rispetto a quante ne dedica a molti altri, e senza nascondere nessuno dei suoi lati oscuri. Il signore di Gondor, infatti, figlio di Denethor della stirpe dei Sovrintendenti, non è un personaggio luminoso. A ben guardare, nessuno della Compagnia dell’Anello splende di luce propria: le ombre si nascondono ovunque. Ma Boromir è l’unico da cui sembra non provenire mai la luce.

Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che egli lotta contro un mostro inesorabile e dalle tremende fattezze, e non vede speranza nella vittoria. Questo mostro è Sauron, il signore della Terra Nera, che sta annientando il suo popolo e distruggendo la sua nazione. Boromir è un uomo forte, ma che, per quanto forte sia, non può arginare un simile potere. Può vincere per un giorno distruggendo l’ultimo ponte tra le due sponde di Osgiliath, ma la guerra è già segnata.

Boromir è colui che, come gli antichi, gli heathens del passato, vede attorno a sé un mondo ostile ed un Fato avverso che in nessun modo può essere invertito. Heathen è una parola Antico Inglese di uso cristiano che designava i pagani che erano vissuti prima dell’era cristiana. Denethor usa questa parola quando ordina alle guardie di bruciare lui e Faramir sulla pira. Ecco perché entrambi, padre e figlio primogenito, vorrebbero avere l’Anello: essi non desiderano, in realtà, il potere fine a sé stesso, ma il potere allo scopo di impedire che il Fato avvenga. Essi desiderano avere il potere di invertire le sorti del Ragnarök cui Gondor è condannata dal ritorno di Sauron. Il disprezzo di Denethor per suo figlio Faramir deriva da qui, dal fatto che “il pupillo di uno Stregone” non creda che questa sia la soluzione adeguata, ma piuttosto, sia convinto che sia meglio per Gondor perire invece che usare il potere dell’Unico.

Ma è proprio qui che il fascino di Tolkien ci coglie: è proprio in questo periodo così oscuro e difficile, così pesante e che ci farà rimanere in casa fino a maggio e ci impedirà di muoverci liberamente probabilmente fino a giugno che dovremmo essere capaci di guardare al personaggio di Boromir con occhi diversi. In questo triduo pasquale in cui scrivo questo articolo, non può non venirmi in mente il grido di Gesù sulla Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Dovremmo tutti sorprenderci come questo grido di Cristo sia tanto heathen. Personalmente, dopo anni di catechismo e di studio della dottrina e di Sante Messe in cui, nell’omelia, il sacerdote spiega queste parole, le trovo sempre sconcertanti, perché il primo pensiero di tutti è quello del ladrone che dice a Gesù “se tu sei veramente il Figlio di Dio, scendi da questa Croce, ed io crederò in te”.

Ebbene, anche Cristo ha gridato sulla Croce contro un Fato avverso. Nonostante la sua natura divina egli ha vissuto la stessa passione che ha vissuto Boromir, la stessa passione di un altro eroe della mitologia come Beowulf, di cui Tolkien ha scritto “è un uomo, e questa, per lui e per molti altri, è già una tragedia sufficiente” (Beowulf: mostri e critici, in Il Medioevo e il Fantastico). Il nostro grido di questi giorni si innalza assieme a quello di tutti loro, perché per chiunque già il solo fatto di essere umani è una tragedia sufficiente.

Il primo di aprile sulla Radio abbiamo parlato di speranza, ma ad oggi sembra quasi di prendersi in giro. Abbia fatto un piccolo Flash Mob, abbiamo parlato e riflettuto tanto, abbiamo fatto questo, abbiamo fatto quello… e per cosa? Contro il potere che si è innalzato oggi contro di noi non sembra esserci alcuna vittoria. Siamo esattamente ridotti come Boromir quando, dopo aver tentato di prendere l’Anello a Frodo ed essere tornato dai suoi compagni, dice: “«Ho vagabondato, poi. Non lo so! Non lo so!». Si prese la testa fra le mani, e rimase seduto, come curvo sotto il peso di un grande dolore” (Il Signore degli Anelli, capitolo La Compagnia si scioglie). In questo modo un grande guerriero viene ridotto ad essere una creatura più piccola di uno hobbit.

Di fronte a questa grande umanità qualsiasi critica mossa ai testi tolkieniani di essere ingenui, irrealistici, retrogradi e per bambini troppo cresciuti svanisce completamente, perché quando leggiamo Tolkien è di fronte alla nostra umanità che siamo messi, alle nostre fragilità, al nostro essere piccoli e limitati per quanto grandi leggende possiamo cucire attorno al nostro nome. Possiamo noi combattere l’Oscuro Signore, rimanere chiusi in casa, abbattere un drago o curare un malato di Coronavirus, ma sempre rimarrà vero per noi che la vera tragedia che ci colpisce è la nostra umanità.

Con queste parole vi comunico che la nostra Radio La Voce di Arda questo mese terrà una puntata supplementare venerdì 24 aprile, oltre quelle già previste del 17 sulla Compagnia dell’Anello di Ottavio Fatica e del 30 sul Beowulf. Vi ricordo che il link per seguirci in diretta e avere a disposizione tutte le puntate in differita è https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda. Il 24 aprile parleremo del viaggio di Frodo e Sam a Mordor, leggendo passi dalla seconda parte del libro Le Due Torri. I protagonisti saranno i semplici appassionati: non faremo grandi spiegazioni, ma lasceremo che siano i nostri cuori a parlare. Vi ricordiamo invece gli ospiti del 17 aprile, Paola Cartoceti e Davide Gorga, e del 30 aprile, Mila Fois e Giulia Farinelli.

Vi aspettiamo per tenerci un po’ di compagnia.

Aure entuluva.

Progetta un sito come questo con WordPress.com
Comincia ora