Tolkien viene letto in tutto il mondo da più di sessant’anni. Gli sono state rivolte critiche di ogni genere, dall’essere un autore ingenuo a che i suoi personaggi non hanno raggiunto e non raggiungeranno mai la pubertà, dallo scrivere in modo irrealistico fino al relegarlo in una cultura retrograda. Non sono valse a nulla le sue lettere né tutte le pubblicazioni del figlio Christopher o i testi biografici a fare in modo che tante di queste chiacchiere potessero sparire, cadendo laddove meritano: nel vorticoso oblio del non sense.
L’ispirazione di scrivere questo articolo mi è venuta in questi giorni pasquali rivedendo per la non so quale volta la morte di Boromir. Un personaggio mastodontico interpretato in modo secondo me impareggiabile da Sean Bean. Tolkien è riuscito a tratteggiare un eroe indimenticabile in poche righe, rispetto a quante ne dedica a molti altri, e senza nascondere nessuno dei suoi lati oscuri. Il signore di Gondor, infatti, figlio di Denethor della stirpe dei Sovrintendenti, non è un personaggio luminoso. A ben guardare, nessuno della Compagnia dell’Anello splende di luce propria: le ombre si nascondono ovunque. Ma Boromir è l’unico da cui sembra non provenire mai la luce.
Tuttavia, non dobbiamo dimenticarci che egli lotta contro un mostro inesorabile e dalle tremende fattezze, e non vede speranza nella vittoria. Questo mostro è Sauron, il signore della Terra Nera, che sta annientando il suo popolo e distruggendo la sua nazione. Boromir è un uomo forte, ma che, per quanto forte sia, non può arginare un simile potere. Può vincere per un giorno distruggendo l’ultimo ponte tra le due sponde di Osgiliath, ma la guerra è già segnata.
Boromir è colui che, come gli antichi, gli heathens del passato, vede attorno a sé un mondo ostile ed un Fato avverso che in nessun modo può essere invertito. Heathen è una parola Antico Inglese di uso cristiano che designava i pagani che erano vissuti prima dell’era cristiana. Denethor usa questa parola quando ordina alle guardie di bruciare lui e Faramir sulla pira. Ecco perché entrambi, padre e figlio primogenito, vorrebbero avere l’Anello: essi non desiderano, in realtà, il potere fine a sé stesso, ma il potere allo scopo di impedire che il Fato avvenga. Essi desiderano avere il potere di invertire le sorti del Ragnarök cui Gondor è condannata dal ritorno di Sauron. Il disprezzo di Denethor per suo figlio Faramir deriva da qui, dal fatto che “il pupillo di uno Stregone” non creda che questa sia la soluzione adeguata, ma piuttosto, sia convinto che sia meglio per Gondor perire invece che usare il potere dell’Unico.
Ma è proprio qui che il fascino di Tolkien ci coglie: è proprio in questo periodo così oscuro e difficile, così pesante e che ci farà rimanere in casa fino a maggio e ci impedirà di muoverci liberamente probabilmente fino a giugno che dovremmo essere capaci di guardare al personaggio di Boromir con occhi diversi. In questo triduo pasquale in cui scrivo questo articolo, non può non venirmi in mente il grido di Gesù sulla Croce: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?” Dovremmo tutti sorprenderci come questo grido di Cristo sia tanto heathen. Personalmente, dopo anni di catechismo e di studio della dottrina e di Sante Messe in cui, nell’omelia, il sacerdote spiega queste parole, le trovo sempre sconcertanti, perché il primo pensiero di tutti è quello del ladrone che dice a Gesù “se tu sei veramente il Figlio di Dio, scendi da questa Croce, ed io crederò in te”.
Ebbene, anche Cristo ha gridato sulla Croce contro un Fato avverso. Nonostante la sua natura divina egli ha vissuto la stessa passione che ha vissuto Boromir, la stessa passione di un altro eroe della mitologia come Beowulf, di cui Tolkien ha scritto “è un uomo, e questa, per lui e per molti altri, è già una tragedia sufficiente” (Beowulf: mostri e critici, in Il Medioevo e il Fantastico). Il nostro grido di questi giorni si innalza assieme a quello di tutti loro, perché per chiunque già il solo fatto di essere umani è una tragedia sufficiente.
Il primo di aprile sulla Radio abbiamo parlato di speranza, ma ad oggi sembra quasi di prendersi in giro. Abbia fatto un piccolo Flash Mob, abbiamo parlato e riflettuto tanto, abbiamo fatto questo, abbiamo fatto quello… e per cosa? Contro il potere che si è innalzato oggi contro di noi non sembra esserci alcuna vittoria. Siamo esattamente ridotti come Boromir quando, dopo aver tentato di prendere l’Anello a Frodo ed essere tornato dai suoi compagni, dice: “«Ho vagabondato, poi. Non lo so! Non lo so!». Si prese la testa fra le mani, e rimase seduto, come curvo sotto il peso di un grande dolore” (Il Signore degli Anelli, capitolo La Compagnia si scioglie). In questo modo un grande guerriero viene ridotto ad essere una creatura più piccola di uno hobbit.
Di fronte a questa grande umanità qualsiasi critica mossa ai testi tolkieniani di essere ingenui, irrealistici, retrogradi e per bambini troppo cresciuti svanisce completamente, perché quando leggiamo Tolkien è di fronte alla nostra umanità che siamo messi, alle nostre fragilità, al nostro essere piccoli e limitati per quanto grandi leggende possiamo cucire attorno al nostro nome. Possiamo noi combattere l’Oscuro Signore, rimanere chiusi in casa, abbattere un drago o curare un malato di Coronavirus, ma sempre rimarrà vero per noi che la vera tragedia che ci colpisce è la nostra umanità.
Con queste parole vi comunico che la nostra Radio La Voce di Arda questo mese terrà una puntata supplementare venerdì 24 aprile, oltre quelle già previste del 17 sulla Compagnia dell’Anello di Ottavio Fatica e del 30 sul Beowulf. Vi ricordo che il link per seguirci in diretta e avere a disposizione tutte le puntate in differita è https://www.spreaker.com/show/lo-show-di-radio-la-voce-di-arda. Il 24 aprile parleremo del viaggio di Frodo e Sam a Mordor, leggendo passi dalla seconda parte del libro Le Due Torri. I protagonisti saranno i semplici appassionati: non faremo grandi spiegazioni, ma lasceremo che siano i nostri cuori a parlare. Vi ricordiamo invece gli ospiti del 17 aprile, Paola Cartoceti e Davide Gorga, e del 30 aprile, Mila Fois e Giulia Farinelli.
Vi aspettiamo per tenerci un po’ di compagnia.
Aure entuluva.